TORINO EST

Ekko come ormai parlano della nostra Torino...

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  1. EleSTUPEFATTA
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    SCONCERTATA E UN PO SKIFATA DA QUESTO SERVIZIO KE HO TROVATO OGGI SULLA STAMPA...

    UN VIAGGIO NELLA COMUNITà ROMENA DI TORINO....

    MA SI PUò???

    ORA SEMBRA PURE KE LI DIFENDIAMO...E CI STANNO ROVINANDO LE NOSTRE CITTà...BAAAAAAAAH :fuck:


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    Ristoranti, chiese, aziende, negozi e discoteche. La città si è trasformata in provincia di Bucarest

    Ileana Ploscaru, Elena Surdu Stanescu, Costin Neamtu, Lisandru Neamtu, Mircea Titus Romanescu, Guido Tomasone, Bela Szakats, Ileana Ploscaru, Angela Callela Benlupo, Laurentiu Dimisca, Iuri Isar, Oana May Muresan Isar, Rafalelle Mondazzi, Mariana Papara, Marco Damiano, Laura Frus, Mariella Pelissero. Tanto per dire: sono gli artisti romeni che, nel novembre scorso, hanno inaugurato la Galleria d’Arte Aripa di via Pollenzo. E Christian Mihai, 39 anni, titolare della Romanian Trade srl, corso Vigevano 46, importatore di alimentari, può essere uno dei simboli dell’immigrazione romena che, qui a Torino, ha trovato una strada nuova. Anzi: un’autostrada.

    Nel 2005, il fatturato era di 650 mila euro – dice orgoglioso - nel 2006 è salito a un milione e 200 mila; nel 2007, quasi 2 milioni. Avevo tre dipendenti, ora sono quattro. Tutti romeni. Importo circa 170 prodotti, birra, vino, formaggi. salumi, per i negozi “nostri”. Anche italiani. Le specialità romene cominciano a far breccia nella cucina italiana».

    Storia esemplare. Mihai aveva un banchetto al mercato generale, tutt’altro che etnico. «L’idea è partita da una richiesta dei miei connazionali. Volevano vino. Li ho accontentati. Nel 2004 mi sono sganciato dai soci italiani ed ecco la Romanian Trade». Consegne con una rete di corrieri e uno slogan: efficienza. Se voglio restare a Torino? «Sì. Mio figlio è nato qui. Così la mia vita».
    Dunque: sessantamila, almeno, cittadini romeni. Che è la metropoli europea - spiega la giornalista Viorica Nichifor - con la comunità più estesa del continente. Migliaia di famiglie di prima e seconda generazione. Luci e ombre. Su 6650 arresti (2007), oltre 5500 riguardano stranieri. Gli immigrati da Bucarest, quasi 600. Furti, soprattutto: auto, scooter, case, negozi.

    Tutto. Carte di credito false. Prostituzione e racket. Ma il resto, cioè la grande maggioranza, lavora tanto da spaccarsi la schiena. Nelle case (le donne), nei cantieri, nel commercio, nella ristorazione, ovunque c’è bisogno non solo di braccia, ma anche di creatività. E professionalità. Perchè qui ci sono medici e ingegneri, tecnici di laboratori, esperti di computer». Nichifor ci avverte che il termine «comunità» non va bene. Sa di ghetto, di separazione. Meglio osmosi. Cioè sintesi tra due popoli non così diversi, poi. Un segno? Non esiste un «quartiere romeno». Le famiglie si sono - per usare un termine orrendo - spalmate in tutte le aree della città. Così, mentre leggi uno dopo l’altro i cognomi di un condominio, per fare un esempio, di via Nicola Fabrizi, Parella, i romeni costituiscono il 50 per cento degli inquilini. Ancora: «Infatti, la gente che lavora non fa notizia. I media, spesso, ci massacrano senza pietà. Insistono sul male; il bene non esiste. Noi non vogliamo sentirci diversi, nè siamo stregati dalla parola magica: integrazione. Ci sono immigrati venuti qui con un piano preciso: tirar su un po’ di soldi e poi tornare a casa; altri con l’idea di restare. Altri ancora perchè s’è diffusa la voce che qui rubare è più facile. Ma sarebbe giusto giudicare gli italiani per la mafia o per gli scandali?» Viorica insiste: «Un giornale nostro, una tv nostra...Sbagliato. Il sogno sarebbe vedere giornalisti romeni assunti nei media, tv e giornali. Allora sì, andrebbe bene. Ma creare un giornalino, una chiesa, un ristorante, un negozio, solo per noi... Perchè qualcuno dice che dobbiamo integrarci? Siamo già integrati».

    Eppure, a Torinest, ci sono le discoteche romene, i ristoranti romeni. Stefan e Gina sono il presidente e il vice presidente de «L’Angelo» di via Cremona, Porta Palazzo. Al piano terra, il ristorante. Tovaglie a quadretti bianche e blu, i tovaglioli di carta rossi infilati nei bicchieri, parate di bottiglie di vino e di birra. Sotto, nel seminterrato, la discoteca. Stefan: «Questo locale era di un marocchino e quando lo abbiamo preso la gente della zona ci guardava male. Non si potevano parcheggiare neppure le auto. I clienti spaccavano i vetri, litigavano. Abbiamo iniziato piano piano. La nostra cucina offre le specialità nostre, la carne, la polenta, i salumi. Prodotti di qualità».

    E la gente di «Batmania», via Reiss Romoli, un altro circolo privato: «Mai problemi, da noi. Magari fuori, qualche lite, ma raramente. Il club è disponibile per feste private, compleanni, battesimi, matrimoni. Si balla con la musica tradizionale e la disco. Siamo il centro più frequentato dei giovani romeni. E ne siamo orgogliosi».

    Controtendenze. Nichifor: «Molti lavoratori rientrano in patria. Nei cantieri di Bucarest si guadagna ormai, più o meno, come in Italia». Fine di un illusione? Forse. Ma Torinest è già una realtà. Il tasso di crescita demografica resta altissimo.






     
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16 replies since 6/2/2008, 13:02   422 views
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